Rossano sotterranea
Luoghi nascosti colmi di spiritualità
Le grotte eremitiche dentro e fuori l’abitato
La penetrazione monastica al seguito delle truppe imperiali, si va intensificando nel secolo VII a.C. dall’invasione musulmana della Palestina, dell’Egitto, della Libia seguita poi nell’VIII dalla persecuzione iconoclasta in Grecia e Costantinopoli.
Nel IX sec. questa diventa sistematica poiché in Sicilia, per effetto della conquista araba dell’isola, vennero a popolarsi i dintorni che investirono anche la Calabria e soprattutto i dintorni di Rossano con l’insediamento dentro grotte, celle, eremi e laure. Questi monaci, nel tempo, hanno creato quel vasto movimento monastico detto “basiliano” che ha fatto di Rossano una delle principali zone ascetiche del Mezzogiorno.
I segni tangibili del loro passaggio sono a noi pervenuti con gli agglomerati rupestri, di dimensioni ridotte, legati alla natura del luogo da cui sono stati ricavati eremi e lauree, spesso isolate, alcune delle quali ben conservate. Nel corso dei secoli sopra questi luoghi la popolazione rossanese cominciò ad insediarsi e ad edificare la città bizantina e poi quella moderna dei nostri giorni. Ad esempio la zona intorno alla Cattedrale era nota come “acqua molle” poiché l’acqua piovana veniva lentamente filtrata e raccolta a caduta in delle piccole vasche. Vi sono documenti, tracce e testimonianze di cisterne, di cunicoli-camminamenti e delle antiche abitazioni sotterranee molte delle quali risultano inglobate negli antichi edifici padronali.
Le grotte eremitiche dei monaci che dall’abitato risultano dislocate fuori le mura vennero nei secoli utilizzati nell’ambito dell’organizzazione del lavoro contadino divenendo ovili, depositi o abitazioni rurali costituendo, di fatto, un nuovo fenomeno socio-economico laico.
Questi luoghi erano assai noti ai monaci bizantini che vi si insediarono considerata la natura della roccia tufacea che offriva grotte, camminamenti e cisterne per l’acqua piovana. Alcuni di questi ambienti sono di tipo monocellulari, policellulari, tricellulari. Le forme in pianta sono di diverse tipologie, quadrangolari e/o trapezoidali, spesso con soffitti rocciosi piani o ancora ad ogiva ed altezze variabili e mai sotto i due metri. Quelli che risultano oggi esterni all’abitato dell’attuale centro storico, in direzione sud-occidentale e verso Santa Maria delle Grazie, si aprono a strapiombo sulla vallata del torrente Celadi, dove la natura è ricca e rigogliosa e il silenzio domina e concilia la meditazione e la preghiera a Dio.
Di seguito si riporta l’elenco delle grotte sotterranee che sono state individuate attraverso la lettura delle fonti storiche e il confronto con gli studi della ricerca archeologica nel rapporto con i luoghi contemporanei.
- Via Croce S. Isidoro – Chiesa e colonna. Piccolo Oratorio noto con il nome di S. Isidoro, andato distrutto agli inizi del ‘700, era la latinizzazione operata dagli Spagnoli ai primi del ‘500 dell’Oratorio bizantino dedicato a S. Teodoro, di cui resta un encolpio o brattea di lamina d’oro (con l’effigie del Santo) del sec. IX, ora nel Museo Nazionale di Reggio Calabria (sezione Storia Medievale, inv. n. 6165).
- Insediamento rupestre – quartiere San Giovanni
- Grotte Vallone Suda – I sette case
- Grotte Tirunu
- Grotte San Marco – Porta Rupa
- Grotte porta Portello
- Grotte Porta dell’Acqua o Porta Castello
- Grotte dopo bivio S. Maria delle Grazie
- Grotta sotto il crinale di Palazzo Minnicelli
- Grotta dell’Eremita
- Grotta Converso
- Grotte in contrada Pollice
- Grotta del Carmine
- Grotte Calamo
- Grotte Basili
- Grotte Palazzo De Falco
- Grotte zona Grecia
- Grotta Espedito
- Grotta Palazzo Carbone
- Grotte Porta Bona
- Grotte Porta Penta
- Grotta Palazzo Madre Isabella De Rosis